GUIDA ALL’ASCOLTO: CD allegato AUD 190 _2

CD ALLEGATO: GUIDA ALL’ASCOLTO DEL CD AUD 189

Saint-Saens: Sinfonia n.3 per orchestra e organo
Berlioz: Carnevale romano, ouverture > BONUS
Berlioz: Il Corsaro, ouverture > BONUS
su Tape-to-Disc Audiophile Remasters

Al momento di andare in stampa con il numero 189 della rivista la Guida all’ascolto non era ancora pronta.

Ecco adesso riportato la Guida per CD AUD 189.

TRACK 1: bonus
BERLIOZ: CARNAVAL ROMAIN, OUV.
Tra i principali estimatori di Saint-Saëns spicca il nome del grande Hector Berlioz,
che descrisse il suo giovane collega come “uno dei pochi motivi di speranza in
questa palude stagnante che è Parigi”. Molti anni prima di conoscere Saint-Saëns,
Berlioz si era acceso di entusiasmo per l’autobiografia di Benvenuto Cellini, al punto da iniziare a comporre un’opera intitolata al grande artista fiorentino.

Rappresentata nel 1838 a Parigi l’opera cadde clamorosamente, spingendo l’autore a scrivere con una punta di apprezzabile humour: “Si tributò all’ouverture un successo esagerato e si fischiò tutto il resto con un accordo e un’energia
ammirevoli”. Cinque anni più tardi, Berlioz decise di riprendere due brani dell’opera - la scena d’amore del primo atto tra Benvenuto e Teresa e la travolgente festa che pone fine al Carnevale – per dare vita a una nuova ouverture da concerto, che intitolò Le carnaval romain.


L’opera si apre con un brevissimo assaggio del vivacissimo salterello che anima il
Carnevale in Piazza Colonna, per lasciare subito spazio al timbro morbido e vellutato del corno inglese [0:25-1:26], che sul pizzicato degli archi intona una melodia struggente, in cui accanto alla vicenda d’amore si può ravvisare la gloria velata del paesaggio romano di inizio Ottocento, tramandatoci da tanti quadri famosi. Dopo il passaggio del tema agli archi con il supporto del tamburello, del triangolo e dei piatti, che conferiscono nerbo alla musica [2:18-2:43], questa oasi di delicata serenità viene travolta dalla ripresa del saltarello [4:18], che grazie a  un’orchestrazione magistrale ci immerge con un irresistibile crescendo in una
scatenata festa popolare. Prima della parossistica conclusione, c’è ancora spazio per un episodio dal carattere più intimo [5:57-6:46], che contribuisce a esaltare
ulteriormente la vivacità dell’atmosfera.

SAINT-SAENS: SINFONIA N.3
“CON ORGANO”
Nel 1853 il diciottenne Saint-Saëns portò a termine quella che definì la sua Prima
Sinfonia - tre anni prima ne aveva scritta un’altra in La maggiore, che non aveva
ritenuto degna di far parte della sua produzione giovanile. Quest’opera venne
eseguita senza svelare il nome dell’autore, con François Seghers - il direttore della Société Sainte-Cécile che la tenne a battesimo il 18 dicembre 1853 - che fece balenare l’ipotesi che fosse opera di un compositore tedesco, come del resto si poteva presumere dal suo imponente organico. A dispetto del buon successo
ottenuto, il giovane compositore si rivelò assai poco indulgente nei confronti sia di
questa sinfonia, sia di quella in La minore che scrisse tra il 1858 e il 1859. Questa
insoddisfazione - peraltro difficile da capire - spinse Saint-Saëns ad abbandonare la sinfonia, per dedicarsi ad altri generi che sentiva più congeniali.
A cinquant’anni suonati, sentendosi ormai maturo per affrontare quella che era
considerata la regina delle opere orchestrali (come non pensare a Johannes Brahms, che pose mano alla sua Prima Sinfonia a 43 anni di età?), Saint-Saëns iniziò a scrivere la Terza Sinfonia su commissione di Francesco Berger, amministratore della London Philharmonic Society, che diresse lui stesso il 19 maggio dell’anno successivo.

In una lettera indirizzata a Berger, il compositore scrisse “in questa sinfonia ho dato fondo a tutte le mie risorse”, secondo alcuni perché in cuor suo sentiva che non avrebbe scritto altre sinfonie, ma più probabilmente perché aveva voluto dedicarla all’amico Franz Liszt, come si può notare nella sua vigorosa scrittura ricca di spunti virtuosistici e nel suo imponente organico, che comprende anche un pianoforte - suonato sia a due sia a quattro mani - e un grande organo. Purtroppo, Liszt morì due mesi dopo e non poté ascoltare il monumentale omaggio di Saint-Saëns - al quale aveva dedicato il suo secondo Mephisto Waltz, un’eloquente testimonianza di stima - ma il grande virtuoso ungherese non fu l’unico a ispirare la composizione di quest’opera, in quanto in quest’opera è possibile ravvisare elementi e spunti propri di altri compositori del primo Romanticismo e addirittura di Johann Sebastian Bach, nella
scelta di inserire nel Maestoso il tema di un corale.

Oltre alla presenza dell’organo, un fatto del tutto senza precedenti in ambito
sinfonico, con il quale Saint-Saëns mirava a stupire il pubblico, uno degli aspetti più peculiari di quest’opera è costituito dalla sua struttura in due soli movimenti, che l’autore aveva utilizzato in precedenza per il brillante Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra. Per la verità, ognuno dei movimenti si suddivide in due tempi - andando quindi a collocare de facto l’opera nel collaudato solco delle sinfonie romantiche coeve – comunque profondamente legati tra loro dalla ciclica riproposizione di diversi temi, tra cui le prime quattro note del Dies irae, una cellula melodica allora assai popolare che compare anche nella Sinfonia fantastica di Berlioz.

TRACK 2: ALLEGRO MODERATO
Il brevissimo Andante introduttivo si apre in un’atmosfera sospesa tra sogno e
veglia, con due temi che verranno sviluppati nel prosieguo della sinfonia, il primo
discendente eseguito sottovoce dagli archi e il secondo ascendente [0:16-0:23]
affidato all’oboe. Dopo questa calma apparente, l’Allegro moderato ci trasporta
nella trasognata inquietudine del Primo Romanticismo, con una sottile ma
persistente tensione in cui si può ravvisare la citazione del delicato Allegro moderato dell’Incompiuta di Schubert e l’ombra del Mendelssohn più maturo. Poco a poco, la tensione cresce fino ad acquistare toni sempre più drammatici, coinvolgendo tutta l’orchestra in travolgenti ondate sonore, che fanno correre il pensiero a Wagner. Ai due temi dell’Adagio iniziale si aggiunge un terzo tema sincopato, che porta la musica all’acme della drammaticità, con uno sviluppo molto elaborato, che rivela tutta la maestria del compositore francese.

TRACK 3: POCO ADAGIO
Dopo aver raggiunto questo insostenibile picco di tensione, il baluginante panneggio orchestrale si acqueta rapidamente, portando al Poco adagio in Si bemolle minore, che conclude il primo dei due movimenti. Considerata da molti tra le pagine più belle di Saint-Saëns, questa meravigliosa effusione lirica si presenta come un balsamo per lenire le dolorose ferite delle battaglie quotidiane.
Gli accordi dell’organo sostengono il canto degli archi, conducendo a sublimi altezze, che sembrano agognare con mistico rapimento all’empireo rivelato da Beethoven nell’ultimo movimento della Nona Sinfonia, in un irresistibile desiderio di infinito.

TRACK 4: ALLEGRO MODERATO
Il successivo Allegro moderato irrompe con grande energia con una frase degli archi sottolineata dai timpani, che dal paradiso del precedente Poco Adagio ci riporta improvvisamente sulla terra. Non ci troviamo però più avvolti dalla tesa
drammaticità del primo Allegro moderato, in quanto il suo fondo di cupezza si
scioglie in tratti meno tesi e verso la fine si stempera in melodie morbide e
dolcemente contemplative. Sotto il profilo stilistico, nel loro insieme l’Allegro
moderato e il Presto vanno a comporre lo Scherzo, per tradizione inserito in terza
posizione nelle sinfonie romantiche.

TRACK 5: MAESTOSO - ALLEGRO
Il Maestoso viene introdotto dal celebre accordo di organo, al quale segue un
imponente fugato, che vede la partecipazione di tutte le sezioni orchestrali,
compreso il pianoforte. L’ultimo è il movimento più rapido e ricco di spunti, con il
celebre corale seguito da una breve oasi pastorale condotta dai legni, che però viene ben presto travolta dalla festosa conclusione, la cui scrittura deliziosamente fuori dal tempo sembra quasi voler evocare - tra divertito compiacimento e un pizzico di nostalgia - qualche remembrance del Barocco francese.

TRACK 6: bonus
BERLIOZ: LE CORSAIRE, OUV.
Nel 1814 il ventiseienne George Gordon Byron diede alle stampe il poemetto in tre canti The Corsair, che - a quanto si dice – sarebbe andato esaurito nel giro di appena un giorno. Quest’opera non suscitò l’entusiasmo solo tra gli accesi spiriti romantici, ma anche tra molti artisti di primo piano, tra cui Giuseppe Verdi, che nel 1848 ne trasse l’opera Il corsaro.
Quattro anni prima Berlioz aveva scelto la tragica vicenda del corsaro Corrado per
scrivere l’ouverture da concerto, Le corsaire, che fece però pubblicare solo undici
anni più tardi, dopo averne lungamente limato la partitura. Strutturato come una
sorta di poema sinfonico, questo lavoro delinea con libertà il poema di Byron,
concentrandosi più sulla storia che sul carattere dei tre personaggi principali,
Corrado, Medora e Gulnara, le due donne che si contendono il cuore del corsaro.
L’opera si apre con due colpi di timpano, che lasciano subito spazio al tema agile e baldanzoso di Corrado [0:03-0:27], che esprime l’animo di un uomo indomito, che i casi della vita hanno costretto a vivere al di fuori della legge.

A questa breve rappresentazione del protagonista, segue un Adagio sostenuto venato di una intensa cantabilità [0:32-2:34], nella quale Berlioz dimostra di avere appreso perfettamente il sublime Adagio della Nona Sinfonia di Beethoven, che in quegli anni era diventato una imprescindibile pietra di paragone del repertorio sinfonico.
Con questa delicata melodia, espressa sottovoce con episodici crescendi ricchi di
passione, il compositore francese tratteggia la figura di Medora, la fanciulla amata
da Corrado, che si avvelena pensando di aver perso l’uomo della sua vita. La terza figura a emergere è Gulnara, che - innamoratasi a sua volta di Corrado, che nel frattempo era stato catturato dai turchi - lo libera uccidendo il sultano Seid Pascià, per vedersi però rifiutata dal corsaro. Il suo tema è vigoroso e ricco di passione, come si conviene a una donna risoluta e pronta a tutto. Più avanti, i temi si intrecciano, fino a sfociare in un grandioso Finale.

Giovanni Tasso