GUIDA ALL’ASCOLTO: CD allegato AUD 187
Nel relativamente scarno repertorio sinfonico fiorito in Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si distinse Ottorino Respighi, esponente di spicco della Generazione dell’Ottanta che si dedicò con successo al repertorio orchestrale e in particolare al poema sinfonico, genere che gli assicurò uno straordinario successo grazie alla Trilogia romana.
Rispetto alla maggior parte dei suoi contemporanei (Respighi vide la luce nel 1879, pochi anni prima di autori come Alban Berg e Anton Webern e addirittura diciannove anni dopo Gustav Mahler), il compositore bolognese rimase sempre legato a l l a mu s i c a d e l passato, che rivisitò alla luce della sua sensibilità e con un’orchestrazione di eccezionale ricchezza, che gli valse l’apprezzamento sia del pubblico sia dei direttori più influenti, primi tra tutti Arturo Toscanini e Herbert von Karajan, che grazie alle sue opere potevano far rifulgere il virtuosismo delle loro orchestre.
Nel corso degli ultimi decenni, Respighi è stato oggetto di giudizi discordanti, tra chi gli rimprovera da un lato un eccessivo interesse per stilemi ormai obsoleti e dall’altro l’ossessione di compiacere il pubblico con melodie coinvolgenti e di agevole comprensione, e quanti invece continuano a ritenerlo un frutto succoso – per quanto forse fuori stagione – del panorama musicale dei primi trent’anni del XX secolo. Al di là di qualsiasi considerazione, la realtà dimostra che Respighi continua a essere uno degli autori più amati del Novecento, non solo nel nostro paese, ma anche e soprattutto all’estero, dove da tempo la conoscenza della sua produzione si è spinta molto oltre la Trilogia romana.
GLI UCCELLI
Composta nel 1927, la suite Gli uccelli si riallaccia a uno dei topoi storici della storia della musica, ossia l’imitazione del verso degli uccelli. Sotto il profilo strutturale, l’opera si riallaccia allo schema della suite secentesca, con un preludio seguito da quattro movimenti che tratteggiano le fattezze e l’incedere di altrettanti uccelli con temi tratti da opere del passato impreziosite dalla ricchissima scrittura orchestrale di Respighi.
L’opera fu tenuta a battesimo a Rio de Janeiro sotto la direzione dello stesso compositore, ottenendo un successo molto lusinghiero per la brillante capacità di fare coesistere antico e moderno con melodie e impasti sonori molto accattivanti.
TRACK 1: Preludio
Il Preludio è basato su un’aria di Bernardo Pasquini, compositore attivo a Roma nella seconda metà del XVII secolo, oggi noto soprattutto per la sua produzione organistica e cembalistica, la cui melodia vigorosa, esposta con baldanzosità da tutta l’orchestra, rivela una ieratica fissità che sembra evocare certi ritratti secenteschi. Questo elegante incipit barocco viene seguito da un brillante medley dei temi dei movimenti successivi e [00:46-02:14♫], che presenta con aforistica vivacità i quattro protagonisti della suite.
Questa sezione ricca di sfumature viene chiusa in perfetta simmetria dalla doppia ripresa del tema iniziale [2:15-03:02 ♫].
TRACK 2: La Colomba
Dalla pomposità celebrativa del Preludio, Respighi ci conduce in un giardino di delizie medievale per raffigurare la colomba, simbolo di pace e concordia fin da tempi antichissimi. Questi valori vengono declinati con toni intensamente spirituali da una melodia del compositore parigino Jacques de Gallot affidata all’oboe, il cui etereo timbro [00:02-01:38 ♫] viene contrappuntato in maniera molto efficace dal ben più terreno tubare e stormire d’ali della colomba eseguito dai violini, con l’arpa e gli archi gravi sottovoce a creare un’aura dolcemente sospesa al di fuori del tempo e dello spazio. Il tema viene poi ripreso dagli archi e dai legni, con una ricchezza di nuances dal sapore quasi impressionistico.
TRACK 3: La Gallina
A questa oasi di incanto fa seguito l’umoristico ritratto della gallina, basato sulla celebre Poule che Jean-Philippe Rameau inserì nella sua terza raccolta di Suites per clavicembalo data alle stampe nel 1728. L’incedere goffo e ondeggiante della gallina trova divertente espressione nel tema tutto trilli e acciaccature dei violini [00:01-00:26 ♫] sul pizzicato dei violoncelli e dei contrabbassi, al quale più avanti si uniscono i legni e infine le trombe. La ripresa del tema è meno incerta e zoppicante, con la melodia che viene eseguita non più in staccato ma con un legato più morbido, immagine della felice esistenza dell’animale, che alla fine viene però bruscamente troncata su una nota acuta della tromba [02:54 ♫].
TRACK 4: L’Usignolo
Uccello canoro per eccellenza, l’usignolo ha ispirato generazioni di compositori e quattro anni prima il suo verso era stato inserito da Respighi nel poema sinfonico Pini di Roma. Come sfondo per questo uccello, Respighi sceglie una languorosa atmosfera notturna, che si apre con un pianissimo degli archi gravi, che dà subito spazio al flauto, che presenta il delicatissimo tema tradizionale olandese Engels Nachtegaeltje, trascritto da Jacob van Eyck [00:18-00:53 ♫]. Il canto dell’usignolo viene sapientemente espresso da tutti i legni, che creano un impasto sonoro di grande fascino, sottofondo ideale per un romantico incontro di amanti.
TRACK 5: Il Cucù
Tra le molte opere del passato disponibili, per la descrizione del cucù Respighi scelse la Toccata con lo scherzo del cucco di Pasquini, con il caratteristico richiamo dell’uccello che passa con irresistibile vitalità da un legno all’altro con la celesta sullo sfondo e l’esposizione del tema affidato agli archi. Dopo questa esplosione di energia, che si pone in contrasto con l’atmosfera soffusa del movimento precedente, si apre una serena contemplazione della natura [1:04-1:35 ♫], alla quale fa subito seguito l’incessante movimento del cucù. Verso la fine, la celesta ripropone il tema pasquiniano del Preludio, che chiude l’opera con toni giubilanti [3:31-4:10 ♫].
IMPRESSIONI BRASILIANE
Giunto all’apice della sua carriera, nel 1927 Respighi fu invitato dalle autorità brasiliane a dirigere una serie di concerti a Rio de Janeiro e a Saõ Paulo, nel corso dei quali tenne a battesimo la suite Gli uccelli. Durante il suo soggiorno nel paese, il compositore bolognese ricevette l’invito dall’Orchestra Filarmonica di Rio per scrivere un’opera basata sulle tradizioni musicali del paese, che aveva avuto modo di conoscere e di apprezzare. Una volta tornato in Italia, Respighi pose mano alle Impressioni brasiliane, un’opera divisa in tre movimenti dalla quale traspare tutto “il piacere e il divertimento” che aveva provato nello scriverla.
Rispetto agli Uccelli, quest’opera prevede un organico assai più ampio, con una ricca sezione di fiati. Come stabilito, Impressioni brasiliane venne tenuta a battesimo nel 1928 a Rio de Janeiro, anche in questo caso con un vivo successo di pubblico e di critica.
TRACK 6: Notte tropicale
Se paragonata a molte altre opere ambientate in paesi esotici, Notte tropicale non si conforma a un descrittivismo di maniera, spesso basato su vacui stereotipi, ma rivela la grande attenzione che il compositore aveva prestato ai ritmi e alle danze popolari del paese che lo aveva ospitato. Il brano si apre con i flauti seguiti dall’oboe che – sul sottofondo dell’arpa, della celesta e degli archi – delineano un quadro della calda atmosfera notturna di Rio [0:09-0:43 ♫]. Questo affresco dai toni delicatamente sensuali viene subito dopo arricchito dai violoncelli e dagli altri fiati, che in seguito espongono una serie di frammenti di ritmi e di motivi di danze autoctone dalle movenze conturbanti. Anche in questo caso, Respighi si conferma un grande maestro dell’orchestrazione, coinvolgendo con intelligenza tutti gli strumenti dell’orchestra, senza mai eccedere con le percussioni – una tentazione sempre presente nel caso della musica sudamericana.
Tra i passaggi più significativi di questa caleidoscopica partitura merita di essere citato il canto malioso del clarinetto con il controcanto del fagotto [4:04-4:31 ♫], ripreso subito dopo dagli archi. Il brano si chiude con un dolce trascolorare timbrico, con gli archi, la celesta, l’arpa e il clarinetto che ci fanno presagire l’ormai imminente spuntare del sole.
TRACK 7: Butantan
Se il tema del primo movimento è senz’altro scontato, assai più originale è invece quello del secondo, Butantan, che descrive un allevamento di serpenti velenosi in cui venivano prodotti sieri antiofidici. Le minacciose movenze dei rettili vengono delineate in maniera molto realistica dai timbri cupi del fagotto e del clarinetto basso [0:38-1:06 ♫], con il tamburello che evoca il sinistro rumore dei serpenti a sonagli [1:10 e oltre ♫]. La letale pericolosità dei serpenti – che devono avere impressionato a fondo Respighi – trova conferma nella grottesca citazione espressa dai violini del cantus planus del Dies irae [3:36-3:56 ♫] , lo stesso che venne inserito da Hector Berlioz nell’ultimo movimento della Sinfonia fantastica.
TRACK 8: Canzona e Danza
Come conclusione, non poteva mancare un omaggio alla proverbiale allegria dei brasiliani, con una Canzona e danza che offre all’orchestra la possibilità di sfoggiare il suo brillante virtuosismo e la sua sgargiante tavolozza di colori. Il brano si apre con un ammiccante tema di samba della tromba [0:07-0:37 ♫], seguito dal travolgente intervento dell’orchestra. Mentre l’atmosfera pare riscaldarsi, Respighi sorprende con un episodio dal carattere più lirico [0:50-1:22 ♫], per quanto punteggiato da percussioni ansiose di tornare alla sfrenata vitalità dell’inizio. La festa comunque resta nell’aria e – annunciata prima dalla tromba con sordina e poi dal fagotto – esplode in tutto il suo vigore [3:33-3:47 ♫].
Da notare l’eleganza con cui Respighi non indulge a poderose sonorità fini a se stesse, chiudendo con quello che potrebbe quasi sembrare una strizzatina d’occhio, quasi volesse dire: “Andiamo anche noi alla festa?”.
Giovanni Tasso